La Laguna Resiste documents communities resisting social and natural erosion in the Venetian lagoon.
Annually, 30,000,000 visitors submerge the dwindling population of 50,000 inhabitants. Without a local population to safeguard this environment, it is likely to deteriorate.
The project explores three key interrelated issues: environmental breakdown, de-population and mass tourism by highlighting local inhabitants who are creating solutions and changes through various acts of community resistance. The photographic research amplifies the presence of Venice’s human and more-than-human inhabitants through a series of image-based interventions.
The project aims to engage and inform tourists, local decision-makers, and the wider public about these initiatives. It challenges the city’s postcard perspective and emphasises that Venice and the lagoon are interdependent elements of a single ecosystem.
Venezia è Laguna
La Laguna Resiste documenta le comunità che resistono all’erosione sociale e naturale in atto nella laguna di Venezia, da quando 30,000,000 di visitatori si riversano ogni anno in una città che conta meno di 50,000 abitanti. Senza una popolazione locale che si prenda cura di salvaguardare questo ambiente, è molto probabile che vada incontro al degrado.
Il progetto esplora tre problematiche principali e interconnesse: la crisi ambientale, lo spopolamento e il turismo di massa. Porta all’attenzione gli abitanti locali che stanno attuando soluzioni e cambiamenti attraverso vari atti di resistenza comunitaria. La ricerca fotografica amplifica la presenza degli abitanti umani e non di Venezia attraverso interventi basati sull’immagine.
Il progetto mira a coinvolgere e informare i turisti, le istituzioni governative locali e il pubblico in generale su queste iniziative. Sovverte la prospettiva da cartolina della città, e sottolinea che Venezia e la laguna sono elementi interdipendenti di un unico ecosistema.
Venezia è Laguna.
Associazione Poveglia per Tutti
Interview / Intervista
Povegliante 1:
I’m one of the founding members of the Association, card number 1. The goal of our Association is to keep the island public and accessible to everyone. The safeguarding of the Venice Lagoon is inseparably linked to the preservation of public goods, so the fight against the privatisation of Poveglia is a beacon for the city.cultures that is further exacerbated by the climate emergency and rising water levels.
Povegliante 2:
I’m a local activist conducting an educational research project on eco-social mobilisation activities in Venice. “Poveglia per tutti” is one of the most significant realities for its political and cultural impact on economic, environmental, and residential issues affecting its community.
Povegliante 3:
We used to go to Poveglia as kids to swim. In 2014, we said it couldn’t become just another hotel, and we tried. We continue to resist so that it remains a public place. From the beginning, we organised events both to tidy up the island as gardeners and to enjoy the island and be together (concerts, assemblies, theatrical performances, rowing).
What are the current developments in your association’s approaches towards creating a “public urban lagoon”?
Povegliante 3: The Association’s main project, developed through active participation, is the creation of an urban and lagoon park on the northern part of Poveglia. This co-design experiment, involving civil society, other public entities, and the State Property Agency, aims to serve as an example for participatory regeneration on other islands in the lagoon and areas in the city of Venice. Additionally, we engage members and the public by organising events on the island.
Povegliante 5: The “grand goal” is managing all of Poveglia for a “social innovation lab,” creating a self-sustaining microcosm beyond tourism. Future plans include safeguarding Venice from detrimental development, fostering community resilience against the looming “death of Venice” as an urban community.
When you say “for everyone” what do you mean by that?
Povegliante 2: The association formed and mobilises to ensure the broadest accessibility and best use of Poveglia for anyone willing to take care of it.
In your association’s map for future projects on Poveglia, a lot of space is given to vegetation and non-human species on the island. Could you explain why?
Povegliante 2: The public park project in the northern part of Poveglia starts with the awareness that a comprehensive enhancement of the island must focus on its environmental revitalisation. Numerous plant and animal species have been and continue to be part of it regardless of human presence. Ensuring their prosperity is a primary goal for the community inhabiting Poveglia to rediscover or experiment with forms of coexistence beneficial to the entire local ecosystem.
What is the importance of community?
Povegliante 1: On a scale from 1 to 100, I’d say 95. Through participatory processes used in all our activities, from communication/information to planning, our awareness of being a community rather than individuals has solidified.
Povegliante 4: Participation is fundamental in the community. If we want to change something, everyone needs to participate, express their opinion, and then decide together where to go. In our association, this has worked, and we have also tried to extend it to other associative.
Are you part of other communities or initiatives in the Lagoon?
Povegliante 3: Like many Venetians, I am part of other civic and environmental associations. In Venice, the participatory fabric is so lively that it is said there are “more associations than inhabitants” by now.
How can people interact with your association? How can they support you? And how can they support Venice and the Lagoon community?
Povegliante 3: With a simple word: participate. There is a place and things to do for everyone.
Povegliante 4: Interacting with Poveglia per tutti is simple: just participate in the activities we continue to carry out and spread the idea we want to convey – a life in Venice that is not only tied to money but to enjoying one’s territory, the lagoon. Unfortunately, Venice is a clear example of how many historic centres are becoming museums. I would like it to be the opposite, to be an example of changing course towards a circular economy, sustainability, and liveability.
Povegliante 1:
Sono uno dei membri fondatori dell’associazione, numero di tessera 1. Il nostro obiettivo è mantenere l’isola pubblica e accessibile a tutti. La salvaguardia della Laguna di Venezia è inseparabilmente legata alla conservazione dei beni pubblici, quindi la lotta contro la privatizzazione di Poveglia rappresenta un faro di speranza per la città.
Povegliante 2:
Sono un attivista locale che conduce un progetto di ricerca educativa sulle attività di mobilitazione eco-sociale a Venezia. Poveglia per tutti è una delle realtà più significative per il suo impatto politico e culturale sulle questioni economiche, ambientali e abitative che interessano la sua comunità.
Povegliante 4:
Da bambini andavamo a Poveglia a nuotare. Nel 2014 abbiamo deciso che l’isola non sarebbe potuta diventare soltanto un altro hotel, e ci abbiamo provato. Continuiamo a resistere affinché rimanga un luogo pubblico. Fin dall’inizio, abbiamo organizzato eventi sia per ripulire l’isola come giardinieri, sia per godere degli spazi e stare insieme (con concerti, assemblee, spettacoli teatrali, canottaggio).
Oggi, quali sono gli sviluppi negli approcci della vostra associazione verso la creazione di una “laguna urbana pubblica”?
Povegliante 3:
L’associazione ha come progetto principale, sviluppato attraverso una partecipazione attiva, la creazione di un parco urbano e lagunare nella parte settentrionale di Poveglia. Questo esperimento di co-design, che coinvolge la società civile, altre entità pubbliche e l’Agenzia del Demanio, mira a diventare un esempio per la rigenerazione partecipativa su altre isole della Laguna e in altre zone della città di Venezia. Inoltre, coinvolgiamo i membri e il pubblico organizzando eventi direttamente sull’isola.
Povegliante 5:
Il grande obiettivo è gestire l’intera Poveglia come un laboratorio di innovazione sociale, creando un microcosmo autosufficiente al di là del turismo. I piani futuri includono la salvaguardia di Venezia da uno sviluppo dannoso, promuovendo la resilienza della comunità contro l’imminente fine di Venezia come comunità urbana.
Quando dici “per tutti”, cosa intendi?
Povegliante 2:
L’associazione si è formata e si mobilita per garantire la più ampia accessibilità e il miglior utilizzo di Poveglia per chiunque sia disposto a prendersene cura.
Nella mappa dei progetti futuri dell’associazione, è dedicato molto spazio alla vegetazione e alle specie non umane sull’isola. Perché?
Povegliante 2: Il progetto del parco pubblico nella parte settentrionale di Poveglia parte dalla consapevolezza che un miglioramento completo dell’isola deve basarsi sulla sua rivitalizzazione ambientale. Numerose specie vegetali e animali ne fanno parte e continuano a farlo, indipendentemente dalla presenza umana. Garantire la loro prosperità è un obiettivo primario per la comunità che abita Poveglia, al fine di riscoprire o sperimentare forme di convivenza benefiche per l’intero ecosistema locale.
Qual è l’importanza della comunità?
Povegliante 1: Su una scala da 1 a 100, direi 95. Attraverso i processi partecipativi utilizzati in tutte le nostre attività, dalla comunicazione all’informazione passando per la pianificazione, la nostra consapevolezza di essere una comunità piuttosto che individui si è rinforzata.
Povegliante 4: La partecipazione è fondamentale nella comunità. Se vogliamo cambiare qualcosa, tutti devono partecipare, esprimere la propria opinione e poi decidere insieme la direzione da prendere. Nella nostra associazione, questo ha funzionato, e abbiamo cercato di estenderlo anche ad altre associazioni.
Fai parte di altre comunità o iniziative nella Laguna?
Povegliante 3: Come molti veneziani, faccio parte di altre associazioni civiche e ambientali. A Venezia, il tessuto partecipativo è così vivace che si dice ci siano più associazioni che abitanti.
Le persone come possono entrare in contatto con la vostra associazione? Come possono sostenervi? E come possono sostenere Venezia e la comunità della Laguna?
Povegliante 3: Con una parola semplice: partecipare.
C’è un posto e cose da fare per tutti.
Povegliante 4: Interagire con Poveglia per tutti è semplice: basta partecipare alle attività che continuiamo a svolgere e diffondere l’idea che a Venezia esiste un’alternativa al solo denaro, per godersi il territorio e la Laguna. Purtroppo, Venezia è un chiaro esempio di come molti centri storici stiano diventando musei a cielo aperto. Vorrei che fosse il contrario, che fosse un esempio di cambio di rotta verso un’economia circolare, una sostenibilità e una vivibilità migliori.
Interview / Intervista
the erosion the lagoon, due to the big water masses moved by ships, the erosion of the foundations of the city itself, and over-tourism. Citizens, collectives, associations, scientists came together and organised in the Comitato No Grandi Navi to ban big ships in the lagoon.
In 2021 cruise ships were banned from sailing past San Marco and the Giudecca canal. How was this achieved?
It happened not as a result of an illuminated governance, but rather as a consequence of almost ten years of struggle, demonstrations with thousands of people, actions of blocking the passage of ships, collaborations with international artists and journalists. The Comitato was able to win an outstanding result. Nevertheless, now the administration wants to bring back big ships to Venice, excavating new and existing canals, doubling them in size, releasing the toxic mud that sedimented in the past decades due to the activity of the petrochemical industry of Porto Marghera. The projects require even the demolition of an entire island, to better proceed with the excavation.
What is your opinion on the new ‘Entrance Fee’ being introduced this year to manage the influx of tourists in Venice?
It is ridiculous, a measure that does nothing to stop over-tourism (how much does a 5 euro fee impact people who spend thousands of euros or dollars to come?), it is a highly discriminatory measure for students and their families, precarious workers who may not have contracts, etc. Most of all, it plans to transform once and for all Venice into a museum, something exclusively to extract value, not a city where people live their lives. We will definitely oppose it, starting from its first day of trial on April 25th.
I believe the first question we should be asking ourselves is how to make Venice a liveable city. We always try to make tourism more sustainable, but if people keep leaving Venice because they can’t afford to live here or basic services are not provided for them, this city will keep becoming an empty shell that only allows for the exploitation of the tourism industry. We need to re-centre citizens in our discourse, and then we can discuss on how to manage tourism in a sustainable way.
What are the most pressing issues that The Lagoon and Venice are currently dealing with?
Certainly the attempt to bring big ships back to Venice, but also the housing crisis, the constant attack to basic services such as health and education. Recently there was a public assembly called by Assemblea Sociale per la Casa, which deals with the housing crisis in Venice and is at the forefront of the mobilisation against the entrance ticket. Some solutions would be definitely the dismissal of the projects to bring back big ships, the restoration and assignment of the 2200 public houses that are currently empty, the control of rent prices in the private market for students, workers and residents, more regulations for tourist short-stay rents and a ban for Airbnb in Venice, and of course no entrance ticket!
How can public perception be shifted to see human and more-than-human life as interdependent?
This will be the challenge for the Comitato in the following weeks and months, now that the projects for the excavations are shifted away from the stone-city we need to think about the water-city, Venice and all of its lagoon are a whole ecosystem, with all its inhabitants, human and non-human. We will start with a two-day temporary occupation of an island (which in the plans would be demolished), in collaboration with artists involved in the opening of the Art Biennale.
How can people engage with NGN and other initiatives?
All of these collectives bring different contributions and enable Comitato to speak to different parts of the population. Collaborations allow to make Comitato not only a committee concerned with stopping big ships but also a community, building relations among radical spaces, different political realities and people with different backgrounds.
People can participate to public assemblies, conferences and demonstrations, the next one will be the occupation of the island in the second half of April, and they can stay updated on social media and are welcome to contact us for questions, projects, ideas!
I am also part of the university collective Liberi Saperi Critici and of course I recommend to get involved, our assemblies are on Wednesdays at 17.30 in Aula S. Trovaso!
Dal 2021, le navi da crociera non possono più navigare di fronte a San Marco e attraverso il Canale della Giudecca. Com’è stato raggiunto questo risultato?
Non è stato il risultato di una governance illuminata, ma piuttosto la conseguenza di quasi dieci anni di lotta, manifestazioni con migliaia di persone, azioni di blocco del passaggio delle navi, collaborazioni con artisti e giornalisti internazionali. Il Comitato è riuscito a ottenere un risultato straordinario. Tuttavia, ora l’amministrazione vuole far tornare le grandi navi a Venezia, scavando nuovi canali e ampliando quelli esistenti, rilasciando fanghi tossici sedimentati nei decenni passati a causa dell’attività dell’industria petrolchimica di Porto Marghera. I progetti richiedono persino la demolizione di un’intera isola, per facilitare ulteriormente lo scavo.
Qual è la tua opinione sulla nuova tassa d’ingresso introdotta quest’anno per gestire l’afflusso di turisti a Venezia?
È ridicolo. È una misura che non fa nulla per fermare il sovraffollamento turistico — quanto incide una tassa di 5 euro su chi spende migliaia di euro o dollari per venire a Venezia?. È una misura altamente discriminatoria per gli studenti e le loro famiglie, per i lavoratori precari che potrebbero non avere contratti, ecc. Soprattutto, si propone di trasformare definitivamente Venezia in un museo, qualcosa pensato solo per estrarre valore e non come una città dove le persone vivono le proprie vite. Ci opporremo sicuramente, a partire dal primo giorno di prova il 25 aprile.
Credo che la prima domanda che dovremmo farci sia come rendere Venezia una città vivibile. Cerchiamo sempre di rendere il turismo più sostenibile, ma se le persone continuano a lasciare Venezia perché non possono permettersi di viverci o perché non vengono forniti loro servizi di base, questa città continuerà a diventare un guscio vuoto che consente solo lo sfruttamento dell’industria turistica. Dobbiamo rimettere al centro del discorso i cittadini e soltanto poi potremo discutere su come gestire il turismo in modo sostenibile.
Quali sono le questioni più urgenti che attualmente la Laguna e Venezia stanno affrontando?
Sicuramente il tentativo di far ritornare le grandi navi a Venezia, ma anche la crisi abitativa, l’attacco costante ai servizi di base come la salute e l’istruzione. Recentemente c’è stata un’assemblea pubblica indetta dall’Assemblea Sociale per la Casa, che si occupa della crisi abitativa a Venezia ed è in prima linea nella mobilitazione contro il biglietto d’ingresso. Alcune soluzioni sarebbero l’abbandono dei progetti per far tornare le grandi navi, il restauro e l’assegnazione delle 2.200 case pubbliche attualmente vuote, il controllo dei prezzi degli affitti nel mercato privato per studenti, lavoratori e residenti, maggiori regolamentazioni per gli affitti turistici a breve termine e un divieto per Airbnb a Venezia, e ovviamente nessun biglietto d’ingresso!
Come si può cambiare la percezione delle persone perché vedano davvero la vita umana e quella più che umana come interdipendenti?
Questa sarà la sfida per il Comitato nelle prossime settimane e mesi. Ora che i progetti per gli scavi si sono spostati dalla città di pietra dobbiamo pensare alla città d’acqua. Venezia e la sua laguna sono un intero ecosistema, con tutti i suoi abitanti, umani e non umani. Inizieremo con un’occupazione temporanea di due giorni di un’isola (che nei piani verrebbe demolita), in collaborazione con artisti coinvolti nell’apertura della Biennale d’Arte.
Le persone come possono contribuire alle attività di NGN e ad altre iniziative?
Tutti questi collettivi portano contributi diversi e consentono al Comitato di dialogare con diverse parti della popolazione. Le collaborazioni permettono di fare del Comitato non solo un ente preoccupato di fermare le grandi navi, ma anche una comunità che costruisce relazioni tra spazi radicali, più realtà politiche e persone con diverse esperienze.
Le persone possono partecipare alle assemblee pubbliche, conferenze e manifestazioni; la prossima sarà l’occupazione dell’isola nella seconda metà di aprile. Tutti possono rimanere aggiornati sui social media e sono invitati a contattarci per domande, progetti e idee!
Faccio anche parte del collettivo universitario Liberi Saperi Critici e ovviamente consiglio di partecipare. Le nostre assemblee sono il mercoledì alle 17.30 in Aula S. Trovaso!
Interview / Intervista
We address the basic premise that protecting Venice depends
on the health of the lagoon and vice versa,
as they are inseparable elements of a single system.
Our mission is thus to return the lagoon and the natural capital it accommodates to the centre of the territorial development model for the future of Venice as a living city.
C: I’m an ecologist that specialises in salt marsh and the restoration of salt marsh and it’s adjacent habitats. At WahV, I am working for the WaterLANDS project, where I am focused on the practical undertaking of restoration in the Venice Lagoon and eventually the scientific interpretation and write-up of results. This involves a range of things from arranging the materials to be used to protect vegetation and sediment on site, as well as on foot observations for things like species abundance, and taking soil samples to look at how much carbon they contain. By interpreting and presenting results scientifically, it adds a credibility to restoration, and increases the pressure on authorities to enable more of it. This is needed to protect Venice from the ongoing threat of sea level rise and climate change.
M: I’m an environmental activist and multidisciplinary researcher. In 2019 I started volunteering for WahV while writing my thesis on blue carbon in the context of the Venice Lagoon. Since 2022 I have been working at WahV and I currently coordinate research and community engagement activities related to demonstrating the potential and feasibility of nature-based solutions to restore the salt marsh in the Venice Lagoon, addressing socio-ecological challenges with creativity and innovation. Currently I am focusing on the issues of governance together with the economic and financial arguments for combining biodiversity restoration with adaptation to and mitigation of climate change. I always try to keep myself in the shoes of the future residents of Venice, human or nonhuman, in designing activities that have an impact in the long term and that have the future generations as protagonists.
What are the most pressing issues that The Lagoon and Venice are currently dealing with?
M: The diversity of a system is frequently used as a proxy for the longer term health since a diverse system has greater adaptive capacity, therefore it’s more likely to have the facilities needed to adapt to change and compensate for disturbance. This is the essence of the term “resilience”. As you say, Venice suffers from different forms of erosion of diversity, including commodification of natural resources (and social relations), urbanification and standardisation of the human experience. As is the case with other socio-ecological systems (over-touristed places around the world), Venice suffers a converging existential crisis: loss of biodiversity and loss of traditional cultures that is further exacerbated by the climate emergency and rising water levels.
What do you believe are some solutions for tackling these challenges?
C: The threat of climate change and sea level rise can be addressed through a well-maintained, natural marsh barrier surrounding Venice, mitigating the effects of waves and flooding. The use of materials like coconut fibre mattresses dissipate wave energy and disrupt flow, acting as a barrier to water which when the tide rises, would otherwise slowly erode away the sediment and prevent the seedlings of salt marsh plants from settling and becoming established. By taking this first step it allows the very first plants, which are called pioneer species, to grow and then create the same effects, eventually becoming a self-sustaining system and preventing the need to re-fill these islands every 10 years with new sediment.
M: Through the EU H2020 WaterLANDS project and the VITAL Initiative, we are developing scalable approaches to recognising, assessing and resisting some of the pressures on the ecological functioning of the salt marshes while designing and coordinating a range of activities designed for salt marsh regeneration. An important part of this work includes innovative approaches to environmental monitoring.
In parallel to fieldwork, we also facilitate community engagement in order to generate the public and political will to overcome the chronic and persistent inaction that has characterised Venice for so long. These activities can be highly varied e.g. deliberation workshops with a combination of “lagoon users”, educational projects with school children that then help reawaken family interest in the lagoon, and city-wide poster awareness campaigns. In all these activities our intentions extend beyond explaining our agenda to others – just as important is gathering propositions, reactions, and fresh insights relevant to the issues we focus on.
We believe that stewardship of biocultural diversity in Venice and worldwide needs to be prioritised in order to enable the shared vision of “living in harmony with Nature”. Respect for the forces of nature - the true essence of Venice - is actually what characterises the Venetian civilisation that we celebrate today.
How can people engage with your organisation?
M: To support WahV we welcome donations of any amount. Also anyone can become a member. Our next AGM is on 19 March, and we embrace the possibility of discussing and co-creating priorities for action.
M: We are here Venice è un’organizzazione no-profit dedicata al mantenimento di Venezia come città viva. Fondata nel 2015, opera sia come piattaforma di ricerca che d’azione, rafforzando i collegamenti tra le migliori fonti di informazione disponibili, i soggetti interessate e la comunità locale in generale. Operiamo con la premessa di base che la protezione di Venezia dipende dalla salute della laguna e viceversa, poiché sono elementi inseparabili di un unico sistema. La nostra missione è quindi riportare la laguna e il capitale naturale che ospita al centro del modello di sviluppo territoriale per il futuro di Venezia come città viva.
C: Sono un ecologo specializzato nello studio e ripristino ecologico delle zone umide e dei loro habitat adiacenti. Presso WahV, lavoro per il progetto WaterLANDS, dove mi occupo della realizzazione pratica del ripristino delle barene della Laguna di Venezia e, in ultima analisi, dell’interpretazione scientifica e della stesura dei risultati degli interventi. Questo comporta una serie di attività, dalla progettazione e disposizione dei materiali da utilizzare per proteggere la vegetazione e i sedimenti del sito pilota, all’ osservazione dello stato e mantenimento della biodiversità, e al prelievo di campioni di suolo per valutare quanto carbonio contengono. Interpretando e presentando i risultati in modo scientifico, si conferisce una credibilità al ripristino e si aumenta la pressione sulle autorità per implementare il ripristino su scale di paesaggio. Questo è necessario per proteggere Venezia dalla continua minaccia dell’innalzamento del livello del mare e dai cambiamenti climatici.
M: Sono un’ attivista ambientale e ricercatrice multidisciplinare. Dal 2022 invece lavoro con WahV, coordinando le attività di ricerca e di coinvolgimento della comunità per dimostrare il potenziale e la fattibilità delle soluzioni basate sulla natura per ripristinare le barene della Laguna di Venezia, affrontando le sfide socio-ecologiche con creatività e innovazione. Attualmente mi sto concentrando sulle questioni di governance e sulle questioni economiche e finanziarie per integrare il ripristino della biodiversità nelle strategie di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici.
Attualmente, quali sono le questioni più urgenti che la Laguna e Venezia stanno affrontando? E quali sono delle soluzioni per affrontare queste sfide?
M: La diversità di un sistema viene spesso utilizzata come indicatore della sua salute a lungo termine, poiché un sistema diversificato ha una maggiore capacità adattativa e, quindi, è più probabile che disponga delle strutture necessarie per adattarsi ai cambiamenti, attenuando i fattori di stress. Questa è l’essenza del termine “resilienza”. Come hai detto, Venezia affronta diverse sfide legate a varie forme di erosione della diversità, tra cui la mercificazione delle risorse naturali (e delle relazioni sociali) e l’urbanizzazione e la standardizzazione dell’esperienza umana. Come avviene con altri sistemi socio-ecologici (per esempio nei luoghi sovraffollati in tutto il mondo), Venezia affronta una crisi esistenziale convergente: la perdita di biodiversità e la perdita delle culture tradizionali, ulteriormente aggravata dall’emergenza climatica e dall’innalzamento del livello dell’acqua.
Le persone come possono entrare in contatto con la vostra organizzazione?
C: La minaccia del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello del mare può essere affrontata attraverso una barriera naturale di barene in stato ecologico funzionante che circondano Venezia, attenuando gli effetti delle onde e delle inondazioni estreme. L’uso di materiali come materassi (o burghe) di fibra di cocco disperde l’energia delle onde e ne interrompe il flusso, agendo quindi come una barriera all’acqua che, quando la marea sale, altrimenti eroderebbe lentamente il sedimento e impedirebbe alle piantine delle barene di colonizzare il sedimento e crescere. Facendo questo primo passo, si permette alle prime piante, chiamate specie pioniere, di crescere, diventando alla fine un sistema autosufficiente. Questo e evita la necessità di riempire ogni 10 anni con nuovi sedimenti questi ecosistemi.
M: Attraverso il progetto europeo H2020 WaterLANDS e l’iniziativa VITAL, stiamo sviluppando approcci scalabili per riconoscere, valutare e contrastare alcune delle pressioni sul funzionamento ecologico delle barene della laguna di Venezia, progettando e coordinando una serie di attività finalizzate al loro ripristino. Una parte importante di questo lavoro include approcci innovativi al monitoraggio ambientale.
Parallelamente al lavoro sul campo, facilitiamo anche il coinvolgimento della comunità locale, al fine di generare la volontà pubblica e quindi politica di superare l’inerzia cronica e persistente che ha caratterizzato Venezia per molto tempo. Queste attività possono essere molto varie, ad esempio workshop partecipativi con una combinazione di persone che vivono e lavorano in laguna; progetti educativi con bambini delle scuole che poi aiutano a risvegliare l’interesse delle famiglie per la laguna; e campagne di sensibilizzazione su vari temi inerenti alla salvaguardia in giro per tutta la città. In tutte queste attività, le nostre intenzioni vanno oltre spiegare la nostra agenda ad un pubblico: altrettanto importante è infatti raccogliere proposte, reazioni e nuove intuizioni pertinenti alle questioni su cui ci concentriamo.
Crediamo che la custodia della diversità bioculturale a Venezia e nel mondo debba essere una priorità per consentire la visione condivisa di un “vivere in armonia con la Natura”. Il rispetto per le forze della natura, la vera essenza di Venezia, è ciò che caratterizza effettivamente la civiltà veneziana che celebriamo oggi.
Le persone come possono entrare in contatto con la vostra organizzazione?
M: Per sostenere WahV, accogliamo donazioni di qualsiasi importo. Chiunque può diventare membro. La nostra prossima assemblea generale è il 19 marzo, e accogliamo con entusiasmo la possibilità di discutere e co-creare attività per il futuro.
Interview / Intervista
This curatorial intention ultimately materialised in the ESTUAR series and we are currently working on its developments […] Thanks to the collaboration with Microclima (Paolo Rosso) and the support of curator Q (Kyoo Lee).
How does this project engage with the territory of The Lagoon and Venice? Your first event was hosted on the island of Sant’Andrea, what interest you about this site?
Sant'Andrea is a small island in the Venice lagoon that can only be accessed by private transportation. It is characterised by overgrown vegetation, a military fort dating back to the 16th century, and an abandoned fascist-era church. Choosing to host Enrico's workshop in this location was an expression of a dual intention for us. On one hand, it allowed people from the lagoon area and beyond to access a place that would otherwise be difficult to reach. On the other hand, it aimed to consider and appreciate Venice not only in the context of its historic city centre but also as part of the overall lagoon landscape to which it belongs and is an integral part of.
Undoubtedly, the city of Venice is at the centre of a flux of transit, both regulated and unregulated, guided by a certain tourism policy that has overlooked the existence and importance of the right to residency. The city is often at the mercy of excess – an excess of tourists, tourist accommodations, tourist offerings, tourist experiences, and so on. Now more than ever, we observe the outcomes of a fixed focus on profit and the spectacularisation of a city that, in its constant portrayal as "unique," has been distorted and turned into a museum. The exponential and unrestrained growth of this type of tourism corresponds to the weakening of the ability of the Venetian community to inhabit and influence the city.
Finding solutions is challenging. However, it may be easier and perhaps more fruitful for those involved in cultural production to consider the possibility of engaging in processes or activating situations that foster positive interactions and exchanges. This is especially important among those who have chosen to live in the lagoon context and among individuals who possess varying degrees of familiarity with Venice – from those who know it intimately to those just beginning to explore it, and even those who are entirely unfamiliar with the city.
We believe that it is crucial to nurture a type of participation and a sense of community where people can get to know each other, recognise each other, and provide the opportunity to create, share, and mutually support one another.
By connecting with the landscape through different senses, do you believe that it is possible to create alternative dialogues and engagements between human and more-than-human inhabitants in The Lagoon?
Culturally unaccustomed to perceiving ourselves as just one of the many active parts of the world we inhabit, we have often excluded the sphere of the more-than-human from our lives and habits. Recognising this lack, this inattention, is an urgent matter for us: to establish a synergistic connection with it, it is necessary to learn about it from various perspectives, building a relationship that is multi-oriented and conscious. Practices and artistic activities seem to us valuable tools for dissolving certain hierarchies and allowing more immediate relationships to emerge with that which is not human.
Questa intenzione curatoriale si è concretizzata nella serie ESTUAR, e attualmente stiamo lavorando sui suoi sviluppi […] grazie alla collaborazione con Microclima (Paolo Rosso) e al sostegno della curatrice Q (Kyoo Lee).
Qual è l’impegno di questo progetto per il territorio della Laguna e Venezia? Il vostro primo evento è stato ospitato sull’isola di Sant’Andrea: cosa rende quel luogo così importante?
Sant’Andrea è una piccola isola nella Laguna di Venezia, raggiungibile solo con mezzi di trasporto privati. È caratterizzata da una vegetazione selvaggia, un forte militare risalente al XVI secolo e una chiesa abbandonata di epoca fascista. La scelta di ospitare il workshop di Enrico in questo luogo esprimeva una doppia intenzione da parte nostra. Da un lato, permetteva alle persone dell’area lagunare e oltre di accedere a un luogo altrimenti difficile da raggiungere. Dall’altro, mirava a considerare e apprezzare Venezia non solo nel contesto del suo centro storico, ma anche come parte del paesaggio complessivo della laguna a cui appartiene e ne è parte integrante.
Indubbiamente, la città di Venezia è al centro di un flusso di transito, sia regolamentato che non regolamentato, guidato da una certa politica turistica che ha trascurato l’esistenza e l’importanza del diritto alla residenza. La città è spesso vittima dell’eccesso: un eccesso di turisti, strutture turistiche, offerte turistiche, esperienze turistiche, e così via. Ora più che mai, osserviamo gli esiti di un’esclusiva attenzione al profitto e alla spettacolarizzazione di una città che, nella sua costante rappresentazione come “unica”, è stata distorta e trasformata in un museo. La crescita esponenziale e incontrollata di questo tipo di turismo corrisponde all’indebolimento della capacità della comunità veneziana di abitare e influenzare la città.
Trovare soluzioni è sfidante. Tuttavia, per coloro che sono coinvolti nella produzione culturale potrebbe essere più facile, e forse più proficuo, considerare la possibilità di partecipare a processi o attivare situazioni che favoriscano interazioni e scambi positivi. Questo è particolarmente importante tra coloro che hanno scelto di vivere nel contesto lagunare e tra individui che possiedono diversi livelli di familiarità con Venezia. Ma anche tra chi la conosce intimamente e chi sta iniziando a esplorarla, e persino per chi la città è ancora del tutto sconosciuta.
Crediamo che sia cruciale coltivare un tipo di partecipazione e un senso di comunità in cui le persone possano conoscersi, riconoscersi reciprocamente e avere l’opportunità di creare, condividere e sostenersi a vicenda.
Collegandosi al paesaggio, attraverso i diversi sensi, credi che sia possibile creare dialoghi e interazioni alternative tra gli abitanti umani e non umani nella Laguna?
Culturalmente non abituati a percepirci come una delle tante parti attive del mondo che abitiamo, spesso abbiamo escluso la sfera del più che umano dalle nostre vite e abitudini. Riconoscere questa mancanza, questa inattenzione, è per noi una questione urgente. Per stabilire una connessione sinergica con essa, è necessario conoscerla da diverse prospettive, costruendo una relazione multi-orientata e consapevole. Le pratiche e le attività artistiche ci sembrano strumenti preziosi per sciogliere certe gerarchie e permettere l’emergere di relazioni più immediate con ciò che non è umano.
of reflection on anthropological, social, and environmental levels. Founded by chef Marco Bravetti, Tocia! seeks to dismantle the short circuits that form around contemporary dichotomies, such as tourist - citizen, human - non-human, industrial - natural. It starts with the food apparatus and the conviviality that arises around it.
e comunità. Apre finestre di riflessione su livelli antropologici, sociali e ambientali. Fondata dallo chef Marco Bravetti, TOCIA! cerca di smantellare i cortocircuiti che si formano attorno alle dicotomie contemporanee, come turista-cittadino, umano-non umano, industriale-naturale. Inizia dal cibo e dalla convivialità che si crea intorno a esso.
Essay by
In recent years, my mother, who has always represented to me the international, the foreign, has taught me the contemporary state of Venice, from its climate issues to the social and political ones. To me she represents Venice just as much as my Father’s side of the family which has been rooted here for over 1000 years. Venice is and always has been a community of locals and internationals, a community of humans with the most widespread set of skills, backgrounds and stories. Because of this it has always been able to adapt itself, evolve, to be the pioneer in the most wide range of creations. However since the 2000s, the cards have drastically changed and Venice is now facing one of its greatest struggles in its entire history.
I’ve lived most of my life in Venice, however in 2011 I was sent to the UK to study. I have now been living back in Venice since 2017. Having lived an influential part of my life abroad, it has completely shifted my understanding of Venice, my eyes have changed. In 2018, with my Venetian friends, we came to realise how many problems the city was struggling with and how foggy our future was starting to look. We decided to act upon it, and from the problems we started to find solutions… this is how Venice Calls was born. An association intended to support the local community, learn about environmental issues and come up with ideas to promote a sustainable plan for Venice.
I am now in the process of developing my own personal initiative that aims to support and promote contemporary culture from Venice, ranging through music, art and tradition. The project is called AIZENEV and intends to capsize the idea of what Venice has become today, to present it as a contemporary hub for the arts and creative ideas, to make Venice liveable again.
I believe the only real solution for really changing the trajectory of Venice, is to attract more people to come live here for mid or long-term. The only salvation for Venice lies within its community. Right now it is literally dying as the older generations pass away, and the younger generations are being pushed out due to the impossible living standards with high rents and a tourist orientated economy.
In this precarious point in time for Venice, every small act of resilience counts, every small step towards making the difference is an enormous symbol of strength and determination for the Venetian community to expand and take its city back. I believe that with a stronger community, tourism will also start to become more sensitive to the struggles and problems of Venice and will inevitably and effectively do all it can to be part of the change.
Awareness is key and the space for ignorance has to be limited as much as possible. For this reason local associations are potentially the best way to come closer to the source of what is really happening and what is needed to be done to change this trajectory. Short-term visits are something more harmful than we ever could imagine.
I don’t expect anyone to believe in a utopia, but to try and imagine a future for Venice that does not lie within the hands of tourism and the idea of it being an open air museum. I expect people to start imagining a living city with families, kids running around, international schools, inclusive initiatives, pioneering in the arts and sciences, hubs and incubators for start-ups and craftwork. Schools for artisans and for linguists, for economists and environmentalists. I believe Venice can bring humans together and be an example of a community that appreciates and values differences.
The existing community in Venice should be put into the centre of this change just as much as its wildlife and its ecosystem. We are the bridge to the past and to the press ent, traditions must be passed on and new ones are to be created, Venice like the water needs change to survive and everyone that is here right now is an essential part for this to happen. Venice is alive and we, the community, the people, are the oxygen that keeps it alive.
Negli ultimi anni mia madre, che per me ha sempre rappresentato l’internazionale, l’estero, mi ha mostrato lo stato di salute di Venezia, affetta dai problemi climatici e da quelli sociali e politici. Per me, ora lei rappresenta Venezia tanto quanto il lato paterno della mia famiglia, radicato qui da oltre 1.000 anni. Venezia è sempre stata e continua a essere una comunità di locali e internazionali, una comunità di esseri umani con la più ampia varietà di competenze, background e storie. Grazie a questo, è sempre stata in grado di adattarsi, evolversi, essere pioniera nella più ampia gamma di creazioni. Tuttavia, dagli anni 2000, la situazione è drasticamente cambiata e Venezia sta ora affrontando una delle più grandi sfide nella sua storia.
Ho vissuto la maggior parte della mia vita a Venezia, ma nel 2011 mi sono trasferito nel Regno Unito per studiare. Dal 2017 sono tornato a Venezia. Aver vissuto una parte importante della mia vita all’estero ha completamente cambiato la mia comprensione di Venezia. È cambiato il modo in cui la vedo. Nel 2018, con i miei amici veneziani, ci siamo resi conto di quanti problemi la città stesse affrontando e di quanto incerta fosse diventata la nostra prospettiva futura. Abbiamo deciso di agire, e dai problemi abbiamo iniziato a trovare soluzioni... così è nata Venice Calls. Un’associazione volta a sostenere la comunità locale, a conoscere le questioni ambientali e a elaborare idee per promuovere un piano sostenibile per Venezia.
Attualmente sto sviluppando la mia iniziativa personale che mira a sostenere e promuovere la cultura contemporanea veneziana, spaziando tra musica, arte e tradizione. Il progetto si chiama AIZENEV e intende ribaltare l’idea di ciò che Venezia è diventata oggi, un centro contemporaneo per le arti e le idee creative, per rendere Venezia di nuovo abitabile.
Credo che l’unica vera soluzione per cambiare davvero la traiettoria di Venezia sia attirare più persone a venire a vivere qui, a medio o lungo termine. La sola salvezza per Venezia risiede nella sua comunità. In questo momento sta letteralmente morendo, con le generazioni più anziane che scompaiono e le generazioni più giovani che vengono spinte via a causa delle impossibili condizioni di vita, con affitti elevati e un’economia orientata al turismo.
In questo momento precario per Venezia, ogni piccolo atto di resilienza conta, ogni piccolo passo per fare la differenza è un enorme simbolo di forza e determinazione perché la comunità veneziana possa riprendersi la sua città. Credo che, con una comunità più forte, il turismo potrebbe diventare più sensibile alle lotte e ai problemi di Venezia e, inevitabilmente, sarebbe parte del cambiamento.
La consapevolezza è la chiave, mentre lo spazio per l’ignoranza deve essere limitato il più possibile. Per questo le associazioni locali sono potenzialmente il miglior modo per avvicinarsi alla all’origine di ciò che sta realmente accadendo e di ciò che è necessario fare per cambiare questa traiettoria. Le visite a breve termine sono più dannose di quanto potremmo immaginare.
Non mi aspetto che nessuno creda in un’utopia, ma quantomeno che provi a immaginare un’alternativa per Venezia. Un futuro che non dipenda dal turismo e dall’idea di essere un museo all’aperto. Mi aspetto che le persone comincino a immaginare una città viva con famiglie, bambini che corrono, scuole internazionali, iniziative inclusive, pionieristiche nelle arti e nelle scienze, centri e incubatori per start-up e artigianato. Scuole per artigiani e linguisti, per economisti e ambientalisti. Credo che Venezia possa unire gli esseri umani e essere un esempio di una comunità che apprezza e valorizza le differenze.
La comunità di Venezia dovrebbe essere posta al centro di questo cambiamento, tanto quanto la sua fauna selvatica e il suo ecosistema. Siamo il ponte tra passato e presente, le tradizioni devono essere tramandate e ne devono essere create di nuove. Venezia, come l’acqua, ha bisogno di cambiare per sopravvivere. E chiunque sia qui in questo momento è una parte essenziale affinché ciò accada. Venezia è viva e noi, la comunità, le persone, siamo l’ossigeno che la mantiene in vita.
Like the brackish waters of The Lagoon,
this ongoing project thrives on the exchange of ideas and collaboration. If you would like to collaborate or know more about the project, please email la.laguna.resiste@hotmail.com with the title ‘La Laguna Resiste’.
Come le acque salmastre della Laguna, questo progetto in corso prospera mediante lo scambio di idee e collaborazioni. Se desideri essere coinvolto e coinvolta o vuoi saperne di più sul progetto, invia un’e-mail a la.laguna.resiste@hotmail.com con
l’oggetto ‘La Laguna Resiste’.
Joe Habben
@joe.habben
joehabben.com
design:
Sevilâ Nariman-Qızı
@sevilyanarimanqizi
translation:
Giovanni Gerolin
contributors:
We are here Venice / Comitato No Grandi Navi / Associazione Poveglia per tutti / Assemblea Sociale per la Casa / Estuar 1 / Vittorio Da Mosto /Tocia! cucina e comunità
special thanks to:
Fabrica Research Centre / EU H2020 WaterLANDS / Microclima / Marco Bravetti / Fulvia Larena / Marta Magini / Paolo Rosso / Jane Da Mosto / Charlie Mountain / Margherita Scapin / Sandro / Maura / Aurora / Mario /Andrea / Mattia / Marco / Giulia / Marta / Stella / Francesca Perpetuini / Max Bufardeci / Ian Habben / Julie Habben / Tom Habben / Ben Stone & Eleanor Whitworth.